Seduto su quella seggiola, aspettando che entrasse in scena pensavo: "Quanto, due vite così disanti, quella di un uomo che fa il cantante, e quella di un altro che dopo 25 anni lo va a sentire, possono intrecciarsi?". Le note, le idee, le parole di quell'uomo americano, un perfetto sconosciuto, per quanto mio mito, sono la colonna sonora di buona parte della mia vita. Pensavo, oltretutto: "L'hai visto quando avevi 16 anni, come lo vedrai oggi che ne hai 38?". Una volta vivevo Prince in una sorta di trance identificativa che mi condizionava proprio nelle scelte di vita. A me non piaceva, Prince: io volevo essere Prince. Quella sera, dopo 22 anni, lo stato d'animo era proprio diverso. Di là sul palco, non aspettavo più l'uomo che io avrei voluto essere, ma quello che ormai vedo solo come un grande musicista, benchè sia il segreto della mia gioventù. E su quella seggiola io, in un momento assai travagliato. Aspettavo quelle parole della Pioggia Viola per gridarle a squarciagola con il mio inconsapevole amico americano, nella speranza che lei a qualche quartiere di distanza da Assago le potesse sentire... Alla fine, anche il mio disincanto di adulto ha dovuto cedere. La mia vita non sarebbe proprio stata la stessa senza questo tipo nato a Minneapolis.
Comunque, spettacolo tremendo. Energetico. Dal vivo è un crack. Anche se, a mio modesto parere, la perfezione, l'ispirazione del Lovesexy Tour rimane ineguagliata.